Odore della molletta


“ L’olfatto è il senso più antico. E’ preciso, rapido, potente e si incide nella memoria con tenace persistenza. "
(Afrodita, di Isabel Allende) 


immagine da fotocommunity.it
Il profumo del sole sul bucato steso ci rimanda immediatamente all’immagine della biancheria adagiata su un filo e a quella di una serie di mollette, le quali impediscono al vento di farla volare via. Immediatamente siamo di nuovo bambini, a correre tra i panni stesi. Perché il profumo ci avvicina e ci rimette in contatto con le nostre esperienze passate. Chiudiamo gli occhi e subito diventa possibile viaggiare nel tempo. 

Un odore diventa parte del nostro corredo emotivo, e potrà mancarci più di quanto siamo in grado di rendercene conto. Fino al momento in cui non lo ritroveremo.



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Ma che odore ha la singola molletta, in quanto oggetto a sè, privata del suo forte legame con il bucato che profuma di buono e di pulito?
Avvicino al mio naso due mollette, una in legno, l’altra in plastica, e in un primo momento mi sembra di non avvertire alcun odore; successivamente mi rendo conto che le estremità risultano al mio olfatto piuttosto neutre ma spostando l’attenzione verso il centro l’odore si va via via più forte. Il punto di contatto tra la molla di acciaio e i due pezzetti esterni da essa vincolati, è la zona in cui si snoda l’odore vero della molletta; un odore di contatto tra i diversi materiali, un odore di acciaio che si sfrega con persistenza e tenacia ai due pezzettini ogni volta che apriamo e chiudiamo questa morsa.

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